Ci sarà capitato di vederlo in varie forme e dimensioni all'interno di chiese, monasteri e luoghi di culto, oppure presso qualche antica residenza o, addirittura, presso la casa di un nostro nonno o bisnonno amante dei mombili antichi e particolari. Stiamo parlando dell'inginocchiatoio, un piccolo elemento d'arredo nato per la preghiera.
Un tempo diffusissimo non solo nei luoghi di culto, ma anche all'interno delle abitazioni private, l'inginocchiatoio non è che un mobile dalle ridotte dimensioni e composto da pochi e semplici elementi. Si tratta infatti di un elemento caratterizzato da un gradino, sul quale inginocchiarsi (da qui il nome di "inginocchiatoio") e da un piccolo ripiano (detto "alzata") su cui posare le mani conserte in preghiera. Questo secondo ripiano, in alternativa, poteva anche includere la funzione di leggio, consentendo di consultare il testo sacro senza essere obbligati a sostenerlo con le mani.
Se pure di piccole dimensioni, questo mobile portava con sè un grande significato di dedizione ed umiltà di fronte alla forza superiore che si stava pregando; significato impresso anche nella semplicità degli elementi da cui, alla nascita, era composto: un basso sgabello su cui inginocchiarsi, un'asse verticale e,sulla sua sommità, un piccolo leggio cui talvolta erno anche attaccati due braccioli laterali utili per assicurare maggiore stabilità alla delicata struttura.
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